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Ricognizione archeomagica

on: 31/12/2024
by: Laura Savina Silvia Cane

Ricognizione archeomagica

L’archeomagia è la disciplina che mira alla ricostruzione delle presenze antiche, odierne e future attraverso lo studio delle testimonianze materiali (manufatti, concrezioni, efflorescenze, cristallizzazioni) ed effimere (echi, leggende, ricordi, sogni, visioni, reminiscenze), mediante il concorso di eventuali fonti scritte e iconografiche.

Se l’archeologia tenta di rispondere alla domanda “cosa era”, l’interrogativo che si pone l'archeomagia è “cosa vorrei che fosse”. Per questo motivo, lə archeomagə , oltre ad un vasto bagaglio di conoscenze storiche, geologiche, botaniche, letterarie e oniriche, deve possedere un istinto primordiale allenato e una fervida immaginazione. Queste caratteristiche risultano di cruciale importanza sia nella fase iniziale di approccio e avvicinamento al sito, sia nella fase di ricostruzione e documentazione, che nell’archeomagia prende il nome di fabulazione (dal latino fabula, racconto) ossia: 

"La facoltà dell’essere umano di creare miti e raffigurazioni fantastiche (più o meno coerenti) per bilanciare l’attività disgregatrice dell’intelletto e proteggersi dalla paura della morte." 
Henri Bergson (1859 - 1941)

All'inizio di dicembre 2024, nella località di Topolò, e precisamente nei boschi che la circondano, sono state percepite da parte degli abitanti, inusuali energie vivifiche. Le diverse segnalazioni a noi giunte parlavano confusamente di moti interiori improvvisi, sussulti, richiami intimi e movimenti dell'animo. In particolare tali manifestazioni inconsuete avvenivano in prossimità di un sentiero poco battuto, un luogo dove non si giunge se non per caso o per destino. Superato l'iniziale sgomento, la consistenza di tali episodi ha suscitato una benevola curiosità negli abitanti del paese e li ha spinti a contattarci, valutando le proprie emozioni alterate una prova più che sufficiente per dare inizio all'indagine.

Come studiose e ricercatrici in archeomagia abbiamo accolto con grande entusiasmo la proposta arrivata da Topolò, intuendo all'istante i segni di quello che poteva essere un ritrovamento straordinario. E così è stato. Il 9 dicembre ci siamo messe in viaggio e pochi giorni dopo eravamo sul posto con tutta la strumentazione necessaria. Dopo alcuni tentativi caduti nel vuoto, finalmente la mattina del 14 dicembre siamo riuscite ad individuare e circoscrivere l'area interessata ai fenomeni descritti. La portata della scoperta effettuata è stata tale da richiedere l'apertura immediata di un Dipartimento di Archeomagia all'interno della Libera università di Topolò.

Più di sessanta presenze archeomagiche sono state rinvenute, osservate e accarezzate in un'area relativamente ristretta, caratterizzata dalla copiosa presenza di muschi e licheni pelosi. Una tale concentrazione di magia boschiva, oltre a riempirci di commozione, ci ha spinte a celebrare insieme agli abitanti del luogo, un rituale di ricongiunzione e affrancamento, avvenuto la mattina del 18 dicembre e di cui pubblichiamo parte della documentazione fotografica. Inseriamo inoltre, per dovere di conoscenza, la descrizione di alcune delle creature individuate, tra quelle che per ora siamo riuscite a delineare.

Ci scusiamo se alcune delle informazioni qui presenti non sono accurate, se alcune incongruenze sembrano eccessive, ma è benevolo il racconto e elogiamo il presunto. Di queste creature di archeomagiche raccontiamo il conoscibile, e per certo sappiamo che in questo contesto non c'è differenza tra spirito e oggetto. Infatti, in base al momento, al luogo, alla circostanza e alle condizioni queste presenze possono assumere aspetto sveglio o dormiente, ma ciò non nega il loro essere, indubitabilmente, vive. Sappiamo per certo che queste creature sono state utilizzate, e alcune lo sono tuttora, per la preparazione di infusi e decotti. Devono però essere poi riposte nuovamente nel loro loco natio, o dove sono state originariamente trovate, essendo queste le ultime specie rimaste, o almeno così si narra, non avendo prove di altri avvistamenti.

Schede tecniche di Mapigordo e Bardasemola

La Bardasemola è sensibile, scherzosa ma fetida, odora di calzini e nauseante formaggio francese. È stata avvistata la prima volta sulla spiaggia di Topoló, due metri a sinistra dal grande sasso dorato, quello che poi non è stato più trovato (probabilmente è stato rubato non rispettando la legge dei sassi trovati). La seconda volta invece si stava tuffando nella pozza del qui e ora, quella in alto verso la Slovenia. Non sappiamo se si nutre e di cosa, ma sciupata non è, quindi nessuno se ne preoccupa. Ha proprietà astringenti, come l'amamelide o la tormentilla, si prepara in infusione per 7-233 minuti, lei non ne soffre perché appassionata di acqua calda.

Il Mapigordo è il più piccolo della valle dei peli muschiosi, ha la proprietà di commuovere anche il più insensibile, e portare istinti genitoriali anche nei cuori e nei cervelli dei più ribelli di vincoli affettivi. È tenerissimo, non ci sono altre parole per descriverlo, non diviene mai adulto, non cresce e non decresce. Tutti gli standard di bellezza che conosciamo provengono da lui, anche quelli del mondo ellenico, e guardandolo si capisce il motivo. Ha l'ascendente in cancro, sicuramente unico difetto.

La Zyropedrica è stata trovata alle pendici dell'aeroporto di Topoló, era stanca degli altri e delle altre e stava cercando di andarsene, ma è stata fermata in tempo e ora è costretta a condividere tempo e spazio con gli altri presenti, e gli archeomagicostudiosi sono molto lieti di ciò, lei un pó meno. Non cammina ma striscia, e dona virtù intellettuali ai più ardimentosi, odora di Schisandra (Schisandra chinensis), che nessuno sa che odore ha, ma come questa stimola concentrazione e favorisce il mantenimento della tonicità e dell’equilibrio sistemico dell’organismo.

La Personilla è impaziente, in movimento e schiva, non ama i legami affettivi, e soprattutto le regole, non rispetta neanche quelle del bosco, figuriamoci quelle della valle dei peli muschiosi. Non ha proprietà conosciute, non serve a niente se non a sé stessa. È stata rinvenuta oltre il confine, che vagava senza meta, confusa come una pigna. Non sappiamo molto più, lei non si racconta e gli studiosi non chiedono,  non vorrebbero creare ulteriori traumi, ma possiamo dire con certezza che odora di tortellini in brodo,  solo il suo odore è caldo e accogliente, non di certo la sua personalità

Il Galeantro è tossico, bisogna sempre lavarsi le mani bene dopo averlo toccato, ma soprattutto prima di sedersi a tavola e fare la preghiera del pranzo.Nonostante viene citato anche nel volume "creature semi ignote e sagge del muschio selvaggio" di
Perien Delacroix non sappiamo quasi nulla di lui, eccetto che si nutre di suoi simili, per questo nell'evoluzione, tutte le altre creature sono diventate diverse, nessuno gli somiglia, e gli altri, pur di non prendersi il rischio, si acconciano in maniera bizzarra con capelli di muschi e baffi di salamandre.

L' Uuuh è chiaramente non di questo mondo, e probabilmente neanche di quell'altro, la sua bruttezza fa invidia a tutte le altre creature e nessuno si è mai sprecato neanche nel trovargli un nome migliore. È stato utilizzato in passato per creare l'elisir di eterna bruttezza, un miscuglio galenico di venti piante velenose tra cui Dieffenbachia, mughetto e aconito napello, delle volte con l'aggiunta di aglio orsino che crescendo in abbondanza nessuno si è mai risparmiato l'utilizzo. Con esso si prepara anche la crema per più età, la crema invecchiante di Topoló.


La residenza di Silvia e Laura fa parte del progetto Sensing Soils, supportato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.